Calendula Arvensis: riconoscimento, raccolta e autoproduzione di rimedi naturali


La primavera ufficialmente ci farà attendere ancora qualche settimana ma di fatto in molte zone d’ Italia le fioriture iniziano a far capolino e questo coincide col periodo di raccolta delle erbe spontanee officinali! Penso che tra queste la calendula arvensis, meglio conosciuta come calendula dei prati, sia una delle più diffuse e preziose, per questo vorrei parlarvi di come riconoscerla, raccoglierla ed utilizzarla.

Riconoscimento e raccolta
 La calendula arvensis si riconosce facilmente per il suo caratteristico aspetto: lo stelo è ricoperto da piccolissimi peli che le conferiscono una texture quasi vellutata al tatto. Il capolino nella forma è simile alla margherita, i petali sono arancioni o gialli. E’ un fiore semplice e bellissimo che mette allegria al solo guardarlo. La sua parente più prossima è la Calendula Officinalis, dal capolino decisamente più ampio e più ricca di principi attivi, ma meno diffusa allo stato selvatico e comunque non così migliore da rendere impossibile una sostituzione con la nostra calendula nei campi (basta utilizzarne concentrazioni generose).

I capolini ancora chiusi insieme a steli e foglie possono essere raccolti anche in queste settimane per cucinarli, invece per la raccolta del capolino sbocciato al fine di sfruttarne le proprietà officinali consiglio di aspettare qualche settimana, visto che il periodo balsamico, ovvero il momento di massima concentrazione dei principi attivi nella pianta, va da aprile a giugno.
Per la raccolta, procuratevi un paio di forbici, un cestino di vimini o in alternativa un sacchetto ampio di stoffa o di carta (che avrete la massima cura di non schiacciare mai). Tagliate il capolino del fiore a circa un cm dallo stelo e riponetelo nel vostro contenitore, badando bene di non schiacciare i capolini l’uno sull’altro. Non raccogliete mai più di un terzo dei fiori presenti nel luogo di raccolta, questo vi assicurerà una raccolta proficua anche il prossimo anno e non priverà insetti come api e bombi, fondamentali per l’ecosistema, del loro nutrimento principale. In ogni caso non raccogliete oltre la quantità che vi è necessaria.

Ricette con la calendula arvensis
Si può usare ogni parte della pianta, radici escluse. Lo stelo e le foglie possono essere cotte prima della fioritura e consumate come verdura. I petali venivano tritati ed utilizzati in antichità come sostituti dello zafferano in risotti e sughi. I fiori interi allo stadio di bocciolo possono essere utilizzati in insalate, minestre, frittate ecc.., Attenzione però perché il sapore è particolare, farei l’esperimento con uno o due boccioli se fossi in voi prima di servire una minestra di calendula 😉 I petali hanno invece un sapore più leggero e sono un elemento decorativo straordinario nelle insalate.

Proprietà
La calendula arvensis ha proprietà antinfiammatorie, idratanti e antimicotiche. E’ un elemento lenitivo straordinario e per questo si trova nella composizione di tante creme e prodotti specifici per pelli secche e irritate di ogni età (dalle creme per bambini ai prodotti anti decubito). Ha ottime proprietà astringenti, perciò è consigliabile come rimedio locale contro, ad esempio, le emorroidi.
E’ un alleato validissimo contro i dolori mestruali e l’irregolarità del ciclo, migliora le condizioni in caso di gastrite, coliti ed ulcere. E’ ricca di acido salicilico, lo stesso che si trova sintetizzato nell’aspirina, perciò è indicata in caso di raffreddamento 

Usi
I capolini si possono lasciare essiccare in luogo buio e tiepido e possono essere conservati in contenitori di vetro o sacchetti di carta ben chiusi e al riparo dall’umidità (se avete umidità in casa, utilizzate solo contenitori di vetro ben chiusi). Potranno essere utilizzati per:

      - Tisane contro dolori mestruali, infiammazioni gastro intestinali e raffreddamento.
-         -   Autoproduzione di oleolito di calendula da utilizzare per curare o prevenire pelle secca o irritata, smagliature, rughe e anche per ustioni e irritazioni cutanee.
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